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Benvenuti! questa si chiama Internet, e questi sono i terribili commenti anonimi.

Previsione facile: domani ne parlera’ Punto Informatico e nei giorni successivi ne parleranno i giornali (UPDATE 04/04: P.I non ne ha parlato, i giornali non li leggo, c’e’ un articolo su corriere.it). Per ora ci sono tanti articoli in inglese, una Top Tag su Technorati e qualche commento intelligente su slashdot.

La protagonista, Kathy Sierra, autrice di diversi libri su Java (che evidentemente sta sul cazzo a piu’ gente di quanto si pensasse), ha ricevuto nelle ultime settimane minacce di morte e vari insulti schifosi nei commenti al proprio blog. In risposta, ha annullato la propria partecipazione a eventi pubblici dove era stata invitata e si e’ chiusa in casa, terrorizzata…a bloggare. E in grassetto ha stilato la lista delle armi (in formato testo o jpg) usate contro di lei (la scena del delitto era ovviamente il form dei commenti del suo blog):

Un cappio. Sesso. Odio. Misoginia. Intenzione di commettere un crimine federale. Anonimato.

Ah, l’anonimato, causa di ogni male!

Il piu’ noto ex-dipendente di Microsoft, Scobleizer, “in solidarieta'”, ha smesso di aggiornare il proprio blog. Altri hanno fatto lo stesso. Da ogni parte fioccano i messaggi di solidarieta’ e le accuse contro l’anonimato.

Io faccio notare che se Kathy Sierra avesse usato uno pseudonimo invece del suo vero nome ora non dovrebbe chiudersi in casa.

Mi fanno ridere questi “famosi blogger” che si spaventano per delle minacce di morte ricevute sul loro blog.
Si fossero dedicati per un mese al newswire di Indymedia Italia!

Posted in anonimato, noblogs-idee.


9 Responses

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  1. FikaSicula says

    x collettivamente: dipende da come lo gestisci. una rete di individualità moltiplica il segnale mille volte…
    meglio o peggio… mah.
    ci sarebbe da discuterne per ore. bella indymedia e bello noblogs…
    ciao 🙂

  2. collettivamente says

    Il fatto è che questa mania del blog che ha preso campo anche fra tutti i compagni che hanno aperto spazi su noblogs è una deriva individualista che non puo’ che portare alla lotta solitaria. Non c’è paragone né in positivo né in negativo con un progetto collettivo come indymedia.

  3. FikaSicula says

    Scusa Pinna ma io in effetti perchè sono ‘ntolla avevo percepito la discussione come rischiosa in altra direzione. Ho proprio capito male! Sorry.
    Rispetto ai troll però – e io indymedia l’ho conosciuta – penso, giusto per fare un distinguo e dare un ulteriore contributo alla discussione, che una cosa sono i disturbatori, molestatori di mestiere e un’altra sono quelli che si travestono da troll prendendo di mira qualcun* e infamandolo a piene mani. e il problema non è quello di avere più o meno paura dell’effetto di simili comportamenti. il problema è che tutto ciò non mi pare “normale” anche se esiste da sempre e anche se può sembrare assurdo – parlo in generale e scusami se uso il tuo post come spunto – rimetterlo in discussione. Non perchè mi piglia, per presunto delirio di onnipotenza, la foga moraleggiante di redimere il popolo di internet, ma perchè mi pare una prova di non compagnitudine che un* un giorno si chiama FikaSicula e pronunci saggie parole di grande coerenza politica e il giorno dopo si firmi pippo e scriva schifezze sessiste o infamità su altre persone. Questo più o meno lo sappiamo che accade. Sappiamo quindi che l’anonimato, all’interno dei luoghi dove un nick name conosciuto non definisce e circoscrive più il senso dell’anonimato, diventa un anonimato nell’anonimato (e qui bona :PPP rido perchè sono fuori :)))))) che serve a sfuggire ad aree di coerenza politica, a rifugiarsi in nicchie diciamo meno rigide dove sbracarsi pare essere salutare. e la cosa che mi fa senso non è quella dello sbracarsi che a me pare sana quanto invece quella di farlo servendosi di una copertura a quel punto autocensoria. nella rete vi sono forme diverse di aggressione più o meno indirette. sembrerebbero non di genere ma anche lì io penso che un genere lo abbiano. ciascuno comunque si muove all’interno di “norme” etiche proprie. linee di coerenza politica che di volta in volta faranno riferimento a identità diverse o a post-identità diverse. anche qui quindi forse ci si sente incastrati dentro quelle linee. è il perenne conflitto tra il dentro e il fuori, il privato e il pubblico. se dentro io detesto qualcun*, fuori non posso dirlo con chiarezza o devo motivarlo politicamente e se non ci sono motivazioni politiche non posso mica mettermi a dire che a pelle o per chissà quali questioni quell* lì mi sta’ sulle balle. Così si passa a quel “pippo” che si lascia andare gioiosamente in insulti anonimi e incoerenti.
    sottovalutare questo è come sottovalutare l’effetto di atti di molestia e aggressione all’esterno. perchè la rete, per quanto sia un mondo a parte, è comunque un mondo che va quantomeno ripensato secondo regole di comprensione di altre sensibilità che forse prima non erano così presenti. boh. questo mi viene da dire.
    troppo lunga?
    notte! 😛
    ciao

  4. pinna says

    con il titolo di questo post speravo fosse chiaro che il mio sberleffo e’ rivolto a chi, pur facendo parte del jet-set dei blogger “piu’ quotati” casca nell’ennesimo banalissimo intervento da troll.
    e’ da quando esiste internet che la gente viene presa di mira con offese, insulti, minacce – ed e’ abbastanza ovvio che chi fa questo tipo di cose ricorra all’anonimato. farsi spaventare da dei commenti anonimi significa fare il gioco del troll, oltre che dimostrare di non aver colto un aspetto di internet noto fin dai suoi primordi. non che sia necessario essere internauti della prima ora per aver colto questo aspetto – basta aver dato un’occhiata alla sezione “articoli e commenti nascosti” del newswire di Indymedia Italia (1.0), che conteneva una bella quantita’ di insulti, minacce di morte, garanzie di tortura, inviti a duello e quant’altro – nessuno dei quali naturalmente ha mai avuto un seguito reale.

    vi ringrazio dei vostri commenti con cui avete arricchito il discorso, che ovviamente non si fermava a quello a cui ho appena accennato.

    ciao

  5. FikaSicula says

    caro porno 🙂
    sono assolutamente d’accordo con questa cosa che dici
    “La colpa non e’ di chi fa delle scelte di maggiore anonimato ma di chi sfrutta questa possibilita’, l’anonimato, per fare stronzate.”

    io rilevavo la questione come tema da inserire tra le attenzioni, le pratiche militanti di quell* che si definiscono attivist*.
    perchè il tono da sberleffo su chi si espone, e quindi bella lì se la merita tutta una bella sputtanata, è anche quello che può fornire un alibi a chi, pur definendosi militante aktivista, usa l’anonimato per insultare, calunniare, molestare, praticare mobbing brutale all’interno della stessa comunità di attivist*.
    stigmatizzare questo tipo di comportamento come negativo, specie se rientra tra quei comportamenti che si legano all’anonimato per farsi scappare porcate altrimenti non compatibili con le pratiche militanti delle comunità di cui sopra (antisessiste, antifasciste, antiautoritarie, libertarie, etc etc), sarebbe una cosa a mio avviso giusta e sana. Perchè altrimenti è come se da un lato si predicasse bene e dall’altro si giustificasse l’esistenza di una zona franca, un angolo tipo pisciatoio di schifezze, per far sfogare i/le cazzon* che non trovano altro modo per passare il tempo.

    e il concetto non è – non volevo assolutamente dire questo – che se non hai nulla da nascondere allora puoi rinunciare all’anonimato. Il concetto è che se usi l’anonimato, ben cosciente del grande valore politico che questa cosa ha, non lo usi per scrivere o fare cose che in un solo momento negano quello stesso valore cui si dice di voler fare riferimento.
    Per me è una questione di coerenza politica oppure è da riaggiornare la policy pratica e mentale di chi si avvicina o diventa o già è attivista.
    spero di essere stata più chiara 🙂

    ciao ciao pure a pinna 🙂

  6. porno says

    Fikasicula io non sono molto d’accordo con il tuo commento. La decisione di esporsi mediaticamente non ha nulla a che vedere con il mettersi o meno una minigonna. Altrimenti in questo modo legittimi chi dice robe tipo “l’anonimato e’ una cosa cattiva perche’ chi non ha nulla da nascondere non ha motivo di essere anonimo”.

    Io penso che la scelta di essere personaggio pubblico sia una scelta individuale cosi’ come la scelta di utilizzare una minigonna o vivere la proprio fisicita’ in certi modi. In questo mondo non perfetto ovviamente sono consapevole delle possibili conseguenze di tali azioni. Si badi, non le giustifico cosi’ come non giustifico minimamente chi picchia un ragazzo gay effemminato perche’ visibile o una ragazza con la minigonna perche’ provocante. Ci conosciamo abbastanza perche’ sia chiaro che non e’ una giustificazione in nessun modo.

    Ma se io, in questo mondo, decido di vivere la mia fisicita’ scheccando so perfettamente che rischio di essere picchiato. E di certo non mi scagliero’ contro chi invece vive la sua fisicita’ in modo piu’ “anonimo” se vengo aggredito. Mi scagliero’ contro l’aggressore, sia esso visibile o anonimo, gay o etero, poco importa.

    La colpa non e’ di chi fa delle scelte di maggiore anonimato ma di chi sfrutta questa possibilita’, l’anonimato, per fare stronzate.

    Cosi’ come ritengo poco corretta l’osservazione di pinna: certo, l’anonimato avrebbe garantito all’autrice del blog un minimo di sicurezza fisica in piu’, ma e’ stata una sua scelta, e come tale va rispettata. Altrettanto ovviamente sono convinto che una persona che riceve qualche minaccia anonima e reagisce in questo modo sia per lo meno poco consapevole della scelta di visibilita’ che ha fatto e delle possibili conseguenze che potevano avere in qeusto mondo. Alla fine almeno un’osservazione sul fatto che se ci avesse pensato prima che tale scelta poteva avere queste conseguenze ora avremmo una sua reazione diversa e forse un po’ piu’ sensata e commisurata al reale pericolo che due commenti anonimi possono provocare. E forse se avesse messo in conto la possibilita’ di ricevere certi commenti avrebbe fatto a monte una scelta diversa sulla sua visibilita’ (o forse no) e comunque ne sarebbe stata consapevole.

    Il tutto a mio parere si riduce alla consapevolezza di cio’ che si fa e delle conseguenze (gradite o sgradite) che possono avere per non arrivare a situazioni poco sensate quale il barricarsi in casa per dei commenti anonimi piu’ che prevedibili nel momento in cui si esprimono in questo mondo opinioni su spazi pubblici e firmandosi con il proprio nome e cognome.

    Fermo restando che chiunque minacci di morte qualcuno in questo modo e per ragioni cosi’ futili e’ e restera’ sempre una merda.

  7. due_mi says

    lo pseudonimo e’ una pratica molto diffusa da secoli, non solo internet, non sempre e non solo per nascondersi dietro un’altra identita’.
    Offre la possibilita’ di esporre con un altro nome dal proprio determinate idee che magari possono collidere con la propria carica, o ruolo, o altro. Cio’ non significa essere contraddittori, e’ un po’ come chi per vivere lavora di giorno per un’azienda di software (per dire) e la notte per creare codice libero.
    il bello e’ che chi conosce bene lo stile di una persona perche’ affezionato lettore o lettrice lo riconosce anche sotto pseudonimo

  8. FikaSicula says

    ciao pinna 🙂

    Hai detto:

    “Io faccio notare che se Kathy Sierra avesse usato uno pseudonimo invece del suo vero nome ora non dovrebbe chiudersi in casa.”

    E’ una cosa che non condivido proprio per niente. Come se di cessi ad una stuprata che se si imbacuccava invece che mettersi in minigonna allora non avrebbe subito niente.

    Il problema non può essere sempre di chi si scopre e vuole fare lo stracavolo che vuole del proprio nome. Il problema è che a forza di difendere l’anonimato ci siamo dimenticati che al mondo ci sono milioni di coglion* e vigliacch* che lo usano per offendere, ferire, minacciare, far sentire le persone in balia del niente. la storia è più complessa, senza volere entrare nel merito della faccenda che racconti e che non conosco. non si può liquidare così. se si partecipa al dibattito in maniera serena forse si impedisce che siano varate leggi di intercettazione di ogni messaggio. Perchè lo sappiamo che la risposta è la repressione generalizzata. Magari farlo pesare a chi approfitta dell’anonimato per fare lo/la stronz*, in termini di responsabilità militante intendo, non sarebbe male.

  9. antiscoble antiblogger says

    ahah hai ragione! Ma si sa che i blogger sono una manica di amebe esibizioniste e tendenzialmente sfigate.

    La Sierra pero’ non poteva usare uno pseudonimo altrimenti come avrebbe potuto vendere i suoi libri su java?

    Tra l’ altro la foto che ho visto io sembrava piu’ un tanga messo come bavaglio che un cappio..

    ..e comunque sia, una programmatrice java in meno sarebbe solo una ottima notizia 🙂